G8 Genova – Radiare dall’Ordine i due medici di Bolzaneto

Stefano Quaranta
Stefano Quaranta

Il testo dell’interpellanza presentato alla Camera da SEL

Atto Camera
Interpellanza urgente 2-01312
presentato da
QUARANTA Stefano
testo di
Martedì 15 marzo 2016, seduta n. 590
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro della
giustizia, per sapere – premesso che:
lo scorso autunno il consigliere comunale genovese Leonardo Chessa
promuove una raccolta di firme fra medici (suoi colleghi) per richiedere la
radiazione dall’ordine dei medici dei dottori Toccafondi Giacomo (il
famigerato «dottor Mimetica) e Zaccardi Marilena, che si resero protagonisti
di atti odiosi presso la caserma di Bolzaneto durante i fatti dei G8 a Genova,
in quanto con il loro comportamento avrebbero screditato l’intera categoria
dei medici italiani. La petizione raggiunge 117 firme e in data 22 ottobre
2015 viene inoltrata al presidente F.N.O.M.C.e O. (Federazione nazionale
ordine medici chirurghi e odontoiatri), dottoressa Roberta Chersevani –
Roma, ai consiglieri della F.N.O.M.C.e O. – Roma, al Ministro e all’Ordine
dei medici di Genova;
il consigliere Chessa non riceve risposta da parte dei destinatari, pertanto in
data 12 novembre 2015 invia un sollecito alla presidente della Federazione
dottoressa Chersevani. Nemmeno il secondo sollecito riceve risposta;
lo stesso Chessa già nel marzo 2014, insieme ai consiglieri comunali
Brasesco, Nicolella, Repetto (anche loro dottori) aveva inviato una lettera al
presidente dell’ordine dei medici di Genova chiedendo la radiazione del
Toccafondi a seguito della conclusione dell’iter giudiziario che condannava il
medico, allora responsabile dell’infermeria della caserma di Bolzaneto,
accusato di omissioni di referto, violenza privata, lesioni e abuso di ufficio, a
un anno e due mesi e a risarcire le vittime. A seguito della condanna il
medico veniva licenziato dalla Asl 3 di Genova;
nella petizione sopra menzionata, i medici firmatari manifestano le proprie
perplessità per la decisione assunta dall’Ordine dei medici di Genova nei
confronti dei due colleghi oggetto dell’interpellanza, di infliggere solo una
breve sospensione al dottor Toccafondi, senza prendere alcun
provvedimento nei confronti della dottoressa Zaccardi e senza tener conto
della sentenza della Corte di cassazione n. 1865 in cui il giudice rigetta
anche il ricorso della Zaccardi che era stata condannata in secondo grado
per reati analoghi a quelli di Toccafondi, dichiarandone tuttavia l’avvenuta
estinzione solo in conseguenza della prescrizione. Per quanto riguarda la
Zaccardi, il risarcimento alle parti civili dei danni, in solido con il Ministero
della giustizia, resta al momento l’unica pena comminata. Costei continua
quindi ad esercitare il suo ruolo di dirigente medico ora presso la casa
circondariale di Genova Marassi, paradossalmente operando con pazienti
privati della libertà e inseriti in un sistema chiuso, situazione che richiama
proprio quella delle persone allora ristrette nella caserma di Bolzaneto, dove
sono avvenuti i fatti per i quali è stata condannata;
i 117 medici firmatari della petizione ritengono che nell’Ordine non ci sia
posto per chi ha dileggiato, deriso, offeso, percosso e umiliato i suoi pazienti.
Un tale convincimento è ancor più rafforzato dalla constatazione della Corte
di cassazione che si trattava di «persone trascinate, umiliate percosse,
spesso già ferite, atterrite, infreddolite, affamate, assetate, sfinite dalla
mancanza di sonno, preda dell’altrui capriccio aggressivo e violento,
sostanzialmente già seviziate». Toccafondi e Zaccardi non erano soli a
Bolzaneto, ma per il loro ruolo erano tenuti in modo mandatorio a farsi carico
di quelle persone. «Nel rifiutarsi di curare quelle ragazze e ragazzi e di
refertare, di rendere testimonianza delle ferite che erano state loro inflitte
essi hanno disatteso il compito primario e sostanziale di un Medico —
scrivono i medici nella petizione — Chiediamo al nostro Ordine di
riconoscere che un tale comportamento ferisce la dignità del medico e del
suo lavoro»;
la sentenza 678 del 2010 del 5 marzo 2010 della corte d’appello di Genova
così descriveva quanto subito dai 150 fermati per mano di poliziotti, guardie
penitenziarie e personale medico: «trattamenti inumani e degradanti o azioni
di tortura che esprimono il massimo disonore di cui può macchiarsi la
condotta del pubblico ufficiale»;
il suddetto Toccafondi, come ricorda l’avvocato Alessandra Ballerini su la
Repubblica Genova/Il lavoro dell’8 marzo 2015, è già stato condannato a un
anno per omicidio colposo per la morte, nel 2002, di una detenuta rinchiusa
nel carcere di Pontedecimo e la dottoressa Zaccardi è tornata agli onori delle
cronache cittadine lo scorso aprile per un presunto pestaggio avvenuto da
parte di una guardia a un detenuto recluso nel carcere di Marassi dove la
Zaccardi è chiamata a rispondere per «omessa denuncia» e la vede iscritta
al registro degli indagati per «omissioni e favoreggiamento» insieme ad altri
cinque medici della asl Tre;
tali comportamenti, confermati anche dalla giustizia italiana, sviliscono e
screditano tutta la categoria –:
se il Governo sia al corrente di quanto accaduto;
se non si ritenga opportuno assumere iniziative, anche normative, per
allontanare persone condannate per i reati sopramenzionati da luoghi
sensibili come caserme e infermerie di case di detenzione;
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione al
funzionamento dell’Ordine dei medici la cui attività dovrebbe essere volta a
garantire quei valori di etica professionale a cui si ispira.
(2-01312) «Quaranta, Scotto, Fratoianni».