Ventiquattro ore non sono poche?

Il 21 marzo è la giornata contro il razzismo. Iniziative nelle piazze e nelle scuole. Ma sarà sufficiente attivarsi un giorno l’anno? Se lo chiede, con una punta di polemica, Daniele Barbieri.

«Cosa c’entra la primavera con la lotta al razzismo?» così mi chiese una volta un ragazzo durante un dibattito in un liceo. Feci la battuta che un poeta avrebbe saputo spiegargli perché la primavera c’entra con tutto, dall’amore alla giustizia. Ma poi tornai serio: gli raccontai della strage di Sharpeville, il 21 marzo 1960, e man mano che parlavo mi rendevo conto di quanto la memoria vada in soffitta presto, specie in questo triste passaggio storico che teme il passato quasi quanto il futuro. Quel giorno, come al solito, sudavo a spiegare concetti (diritti, sfruttamento, giustizia) mai sentiti a scuola, parole insolite (apartheid, boicottaggio, militanza) e fatti curiosi (Mandela non è il testimonial di un telefonino).
Un’altra volta una studentessa universitaria (architettura? No, scienze politiche) mi disse che non era sicura di chi fosse Martin Luther King, «forse mi confondo con quell’altro negro, Gandhi mi pare».

Un paio di professori in un lindo liceo mi rimproverarono perché, nella giornata mondiale contro il razzismo, avevo «parlato di politica» e addirittura «fatto critiche al nostro governo». Mai come un prof che sostenne questa tesi: «non mi sembra giusto che ascoltiamo solo voi che parlate contro il razzismo, per essere equi fra gli oratori dovrebbe esserci qualcuno che crede le razze esistano e che certi pregiudizi sono fondati». Tortura? Un intervento a favore e uno contro. Schiavitù? Apriamo un dibattito, ci sono pro e contro. Mi dichiaro fuori. Se occorre lo urlo.

E se quest’anno il 21 marzo sarò da qualche parte a parlare credo che inizierò al solito modo. Più o meno così. Buongiorno a tutte e tutti. Siamo qui contro il razzismo, vero? In Italia, mi pare. Per iniziare un po’ di matematica: 365 meno 1 fa 364, giusto? Poi ci sono gli anni bisestili nei quali i giorni sono 366 ma lasciamo perdere. Dunque su 365 c’è un solo giorno contro il razzismo. Come c’è soltanto un compleanno, dunque una sola occasione per ricevere regali. Anche se, chi di voi ha letto «Alice nel Paese delle meraviglie» ricorderà che è meglio ricevere regali di «non-compleanno» (364 appunto). In definitiva è giusto che ci sia un solo giorno contro il razzismo anche perché, durante l’anno, ci sono molte altre giornate nelle quali si parla – o si dovrebbe – di questioni importanti: il 22 marzo l’acqua, l’8 marzo i diritti della donna e il 1 maggio che è addirittura festa (anche se tante persone non sanno il perché) oppure la giornata internazionale della lingua madre o quella dei diritti delle persone con disabilità. Mi sta bene dunque che oggi ci si trovi contro il razzismo e sono felice di sentire in questa giornata i rappresentanti delle istituzioni italiane dire il loro no alle discriminazioni.

Il problema però è che 365 meno 1 fa sempre 364. E da molto tempo in Italia negli altri 364 giorni dell’anno gran parte delle istituzioni (a cominciare dal Parlamento) è a favore del razzismo. A parole forse no (non sempre) ma nei fatti sì. Si votano leggi infami e a livello locale ci sono di continuo decreti e regolamenti che servono solo a fare mobbing (in buon italiano: a perseguitare, a rompere i coglioni) contro gli stranieri e altri presunti “diversi”. Ho da poco letto un bel saggio intitolato «Razzisti per legge. L’Italia che discrimina» di Clelia Bartoli. Il titolo è chiaro, ma comunque l’autrice all’inizio dice più o meno così: alla domanda se l’Italia oggi sia un Paese razzista la risposta è sì. Concordo purtroppo.
Io voglio parlare con voi dunque degli altri 364 giorni: di cosa fanno i razzisti (a partire da quelli nelle istituzioni) e di cosa fanno – o dovrebbero fare – gli antirazzisti che, per fortuna, esistono. Per essere corretto passo dalla terza persona plurale alla prima: cosa facciamo (o dovremmo fare) noi antirazzisti. Noi insieme. Perché anche fra voi ci sono persone che, come me, si sentono antirazziste, vero? Lo siete a chiacchiere o fate qualcosa?

Mi fermo qui. Attendo le vostre domande, le vostre storie, le vostre obiezioni, le vostre proposte. E siccome non sono razzista… discuto anche con i razzisti. Siccome preferisco i regali di «non compleanno» io sono antirazzista in media 363 giorni l’anno. Gli altri due sono cretino e odio il mondo.

Daniele Barbieri