Riflessione politica dopo il voto europeo

logo_SEL_2014Crediamo che la scelta fatta al congresso, e cioè di partecipare alla formazione della lista L’Altra Europa con Tsipras, sia stata una scelta giusta. Una scelta in linea con quel motto “apriti Sel” che avevamo coniato e che ci invitava a tessere relazioni, a costruire reti ed alleanze per giungere ad un avanzamento nel percorso che ci eravamo dati.

Il processo che si è realizzato prima e dopo le elezioni del 25 maggio, però, non è stato lineare ma anzi ha generato errori e diffidenze, che hanno avuto il loro culmine nel comportamento poco corretto di Barbara Spinelli e di diversi “garanti” della lista.

Tuttavia riteniamo che questa esperienza non debba essere abbandonata. Lo diciamo con sofferenza, perché quello che è successo subito dopo il voto europeo ci ha ferito e deluso, così come ha ferito e deluso l’intera comunità di Sel. Però non bisogna abbandonare il campo ma anzi agire dentro di esso, insieme a tutta la costellazione di movimenti e di soggetti che vi hanno preso parte, per una gestione diversa di questo soggetto politico, più democratica e collettiva. Ecco perché siamo d’accordo con la partecipazione di Sel, decisa dall’assemblea nazionale, agli appuntamenti di giugno e luglio con i movimenti e con i garanti, per discutere in quei luoghi di nuove modalità di partecipazione e di decisione all’interno dell’Altra Europa.

Riteniamo anche che Sel debba cercare un’interlocuzione positiva con i Verdi europei e con tutti i gruppi della Sinistra Europea presenti nel Gue, e contemporaneamente dialogare con il PSE, allo scopo di far emergere le contraddizioni che ne hanno caratterizzato le scelte fin qui fatte e che l’hanno portato ad una sorta di simbiosi con il liberismo dei Paesi del nord.

Il post elezioni europee ha provocato tensioni e polemiche anche al nostro interno, riguardanti soprattutto il nodo del nostro rapporto con il PD. Come è già stato detto, il PD non è il nostro destino né, però, un male oscuro da cui rifuggire a tutti i costi.

Non dobbiamo ridurre la lettura di questi nostri tempi così vorticosi a un mero dato politicistico. Dobbiamo evitare che al primo cenno di crisi (come le dimissioni dei nostri ex parlamentari) si inneschino incubi collettivi o disillusioni generalizzate. Dobbiamo concentrarci sul significato della parola “utilità” per diventare importanti per il nostro Paese.

La “strategia della tensione” che spesso gli avversari mettono in atto (strategia studiata a tavolino) non deve intaccare l’obiettivo comune, ossia quello di ricostruire una Sinistra “incisiva”, una nuova Sinistra che riesca a migliorarsi imparando proprio dai suoi stessi errori.

L’alternativa al PD non deve essere l’autoreferenzialità. Serve, semmai, la volontà di evolversi e di essere “costruttori” sul campo e di farlo con tenacia e passione, senza correre dietro ai sondaggi o alle percentuali.

E’ necessaria una politica partecipata. Diventa fondamentale tornare a parlare con la gente, tornare a stare tra la gente. La sinistra per il nostro futuro è da fare “qui e ora”.

Oggi il PD di Renzi ha scelto le larghe intese e pertanto Sel non può che essere all’opposizione del suo governo; ma il PD è un nostro alleato quando c’è uno spazio di alleanza credibile, come avviene a livello locale, a Milano come a Cagliari o in tante altre realtà. E questo è un percorso che può avvenire anche a livello nazionale, se è, per l’appunto, credibile.

In questo momento, invece, il governo Renzi sta conducendo il Paese verso il rischio di una regressione antiparlamentare e antidemocratica. Crediamo, infatti, che le riforma elettorale, così come è stata congegnata, stia aprendo il varco a potenziali derive autoritarie e persino reazionarie. Le stesse riforme costituzionali, per come sono state pensate e proposte, rappresentano un’operazione di ulteriore svuotamento della democrazia rappresentativa, con la politica ridotta ad un simulacro di decisioni prese in altri luoghi.

Ecco perché crediamo che dovremmo far sentire forte la necessità che la riforma del sistema elettorale sia avvertita come una priorità democratica. Dobbiamo far sentire la nostra contrarietà alla volontà di tagliar fuori le rappresentanze delle varie sensibilità politiche presenti nel nostro Paese con delle soglie assurde e con meccanismi che svuotano completamente la partecipazione dei piccoli partiti, anche all’interno di alleanze con partiti più grandi. E’ una questione democratica che dobbiamo essere in grado di sollevare, per far crescere la consapevolezza che esiste il rischio di derive autoritarie.

Ci sono altri due temi che dovremmo rilanciare con forza: il lavoro e l’ambiente. Oggi il lavoro è sempre più povero e ha sempre meno diritti. In altre parole oggi gran parte del lavoro offerto ai giovani è lavoro precario, che è cosa ben diversa dal lavoro flessibile. In questo contesto è assolutamente necessario garantire ai giovani precari e ai disoccupati un reddito minimo garantito. Noi di Sel abbiamo fatto una proposta di legge in merito, con tanto di copertura economica. Dobbiamo assolutamente insistere su questo punto e portarlo alla conoscenza dei giovani.

E poi c’è il tema dell’ambiente. In tutti i nostri paesi assistiamo all’abuso di consumo di suolo in favore di un’urbanizzazione senza qualità, di edilizia energivora e speculatrice. Su questo tema dovremmo fare rete tra i circoli dei vari paesi ed appoggiare le lotte alla cementificazione e al consumo insensato di suolo dei singoli comuni.

Riteniamo, in tal senso, importante il contributo che il Forum Ambiente e Territorio può esercitare a supporto di tali battaglie. Più in generale riteniamo importante lo sviluppo di una rete nazionale dei Forum Tematici, centralmente coordinata, volta a diventare uno dei centri di elaborazione programmatica del partito (cfr l’ordine del giorno all’ultimo congresso provinciale a firma Di Corato, Cremonesi, Pirovano).

Dobbiamo fare in modo, in definitiva, che si percepisca chiaramente la nostra utilità politica e sociale.

SEL Vittuone