Gestione dei pazienti cronici in Lombardia: interrogazione parlamentare della senatrice Alessia Petraglia

La Giunta Regionale sta modificando totalmente l’assistenza sanitaria in Lombardia, accentuando ancor più la tendenza intrapresa ormai da anni della privatizzazione del servizio sanitario.

La senatrice di Sinistra Italiana, Alessia Petraglia, ha presentato una interrogazione parlamentare sulle delibere che la Giunta Regionale ha emanato nei mesi scorsi sulla gestione dei pazienti con malattie croniche.

Eccone, di seguito, il testo.

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07727
Atto n. 4-07727
Pubblicato il 29 giugno 2017, nella seduta n. 849

PETRAGLIA – Al Ministro della salute. –

Premesso che:
l’art. 32 della Costituzione sancisce diritto universale alla salute;

come in praticamente tutti i Paesi occidentali, in Italia la sanità pubblica si ritrova sempre più a dover affrontare il rapporto tra sostenibilità economica dell’assistenza sociosanitaria e l’inesorabile crescita della cronicità delle patologie;

la Regione Lombardia sta procedendo con la deliberazione degli atti attuativi della riforma sociosanitaria territoriale della cura (delibera n. 23 dell’11 agosto 2015);

in Lombardia, su 10 milioni di cittadini assistiti, oltre 3 milioni sono malati cronici e fragili, il 30 per cento, ma impiegano però il 70 per cento della spesa sanitaria; si tratta di malattie croniche che riguardano prevalentemente anziani: cardiopatie, cancro, vasculopatie, diabete, insufficienze renali, insufficienze epatiche, insufficienze polmonari;

se si escludono i pochi giovani con malattia cronica e gli anziani che hanno un reddito elevato e vivono con caregiver familiare o professionale, alcune centinaia di migliaia di malati sono fragili, anziani, con una o più cronicità, vivono soli o con persona disabile, comunque senza caregiver;

fino ad oggi la Giunta regionale lombarda ha emesso in attuazione della riforma sociosanitaria i seguenti atti: 1) deliberazione n. X/4662 del 23 dicembre 2015, indirizzi regionali per la presa in carico della cronicità e della fragilità in Lombardia 2016-2018; 2) deliberazione n. X/5117 del 29 aprile 2016, linee guida regionali per l’adozione dei piani di organizzazione aziendale strategici delle Agenzie di tutela della salute, delle Aziende sociosanitarie territoriali, degli IRCCS di diritto pubblico della Regione e degli AREU; 3) deliberazione n. X/6164 del 30 gennaio 2017, governo della domanda: avvio della presa in carico di pazienti cronici e fragili. Determinazioni in attuazione dell’art. 9 della legge n. 23/2015, legge regionale 3 marzo 2017, n. 6; 4) legge regionale n. 6 del 3 marzo 2017, evoluzione del sistema sociosanitario lombardo: modifiche ai titoli IV, VI e VII della legge regionale del 30 dicembre 2009, n. 33 (testo unico delle leggi regionali in materia di sanità); 5) deliberazione n. X/6551 del 4 maggio 2017 sul riordino della rete di offerta e modalità di presa in carico dei pazienti cronici o fragili in attuazione dell’art. 9 della legge regionale n. 33 del 2009;

visto che:

in particolare con le due delibere n. 6164 del 30 gennaio e n. 6551 del 4 maggio 2017, la Giunta regionale sta modificando totalmente l’assistenza sanitaria in Lombardia cancellando alcuni dei pilastri fondativi della legge di riforma sanitaria n. 833 del 1978;

la Regione ha suddiviso i “pazienti cronici e fragili” in 3 livelli a seconda della gravità della loro condizione clinica e nei prossimi mesi questi cittadini riceveranno una lettera attraverso la quale la Regione li inviterà a scegliersi un “gestore” al quale affidare, attraverso un “patto di cura”, la propria salute. Tale gestore potrà essere loro consigliato dal medico di medicina generale o scelto autonomamente da uno specifico elenco;

il gestore, seguendo gli indirizzi dettati dalla Regione, predisporrà il piano di assistenza individuale (PAI) prevedendo le visite, gli esami e gli interventi ritenuti da lui necessari; il medico di medicina generale, così come riportato dagli atti regionali, può eventualmente integrare il PAI, provvedendo a darne informativa al gestore, ma non può modificarlo essendo il PAI in capo al gestore;

il gestore non deve per forza essere affidato a professionisti socio-sanitari ma può essere un ente anche privato (tra cui ad esempio istituti bancari e assicurativi) e deve avere una precisa conformazione giuridica e societaria, e può gestire fino a 200.000 persone;

la Regione ha individuato 65 malattie, per le quali ha stabilito un corrispettivo economico da attribuire al gestore a seconda della patologia presentata da ogni persona da lui gestita, e se il gestore riuscirà a spendere meno della cifra attribuitagli dalla Regione potrà mantenere per sé una quota dell’avanzo, eventualmente da condividere con il medico che ha creato il contatto;

La senatrice di Sinistra Italiana, Alessia Petraglia

considerato che:

da un lato, in caso di necessità di esami, cure o ricoveri ospedalieri, se l’erogatore privato (banca o assicurazione), che gestisce il budget del paziente fornitogli dalla Regione per le spese mediche con un tetto calcolato in base ai criteri statistici, affermerà che il tetto non è sufficiente per pagare quei DRG (diagnosis related groups, cioè raggruppamenti omogenei di diagnosi), il malato cronico fragile non potrà curarsi, la malattia cronica rischierà di trasformarsi in acuta e non potrà nemmeno essere ricoverato in pronto soccorso e quindi in reparto degenza, perché i DRG relativi verranno rifiutati a priori dall’erogatore privato, bancario o assicurativo;

dall’altro lato tale procedura porterà inevitabilmente i gestori a valutare ed a tendere verso il proprio guadagno più che la piena tutela della salute del paziente, il quale potrà cambiare gestore ma solo dopo un anno;

preso atto che, a giudizio dell’interrogante:

il sistema ideato dalla Regione Lombardia elimina ogni personalizzazione del percorso diagnostico, terapeutico, assistenziale e ogni rapporto personale tipico della relazione con il medico curante, visto che il cittadino paziente, per la società che lo gestisce, rappresenterà un numero asettico (tra decine e decine di migliaia) e soprattutto potenziale produttore di guadagno;

sostanzialmente il medico di medicina generale viene quindi privato di qualunque ruolo, sostituito da un manager e da una società;

tale riforma può inizialmente essere percepita positivamente dai cittadini, viste le problematiche purtroppo ordinarie (code agli sportelli e liste di attesa) che affliggono anche i lombardi, ma ben presto mostrerà chiaramente l’intenzione vera di ridurre il diritto alla salute per milioni di cittadini al fine di consegnarli nelle mani della sanità privata;

la riforma sociosanitaria della Regione Lombardia è indirizzata verso la privatizzazione dell’assistenza dei malati cronici;

considerato inoltre che:

l’Unione medici italiani ha presentato un ricorso al TAR ed un altro ricorso potrebbe giungere da Medicina democratica;

anche gli ordini dei medici di Milano e della Lombardia hanno espresso forti preoccupazioni rispetto agli atti della Giunta lombarda,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia al corrente della situazione che si sta verificando in Lombardia e che cosa intenda fare per bloccare una riforma palesemente in contrasto con l’art. 32 della Costituzione e con i principi base della legge di riforma del sistema sanitario nazionale n. 833 del 1978 e che rischia di diventare un modello da seguire per chi intende privatizzare in Italia la sanità pubblica.