Caro sindaco Celeste, essere contro le slot non basta per rifarsi una verginità

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Alfredo Celeste
Alfredo Celeste

Che il sindaco di Sedriano, comune alle porte di Milano, fosse persona da non lasciarsi smontare facilmente, lo aveva già dimostrato in varie occasioni. Una per tutte, la resistenza a presentare quelle dimissioni che da gran parte del suo paese gli vengono chieste, dopo che l’inchiesta sul clan Di Grillo-Mancuso (la stessa che ha rivelato la presunta compravendita di voti da parte dell’ex assessore regionale lombardo Zambetti), lo ha portato ai domiciliari per 3 mesi e temporaneamente sospeso dal suo incarico. L’altra sera, però, le ha battute tutte.

Tornato saldamente in sella al suo potereAlfredo Celeste si è presentato al convegno contro il gioco d’azzardo, che si teneva nella vicina Vittuone, per ergersi a paladino della lotta contro le slot machine. Brandendo la sentenza del Tar che, in questo caso, ha convalidato il regolamento approvato dal suo comune tre anni fa, il sindaco si è offerto di metterla a disposizione degli altri amministratori locali, perché ne potessero trarre ispirazione. La reazione dell’uditorio si è divisa fra chi, pur conoscendo la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sindaco di Sedriano, ha scelto di comportarsi da perfetto padrone di casa che evita le polemiche per onorare i doveri di ospitalità, e chi, ignaro, ha accolto con entusiasmo la proposta.

Nessuno dei presenti – non numerosissimi per la verità – ha osato dire che forse, fatta salva la presunzione d’innocenza, non era il caso di accettare consigli da una persona che in questo momento è accusata d’aver compiuto “una pluralità di atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, asservendo sistematicamente le proprie funzioni pubbliche agli interessi privati dei ‘corruttori’, come corrispettivo del sostegno elettorale e finanziario ricevuto … in occasione delle consultazioni elettorali del 2009, nelle quali venne eletto Sindaco, e di quello futuro assicuratogli con riferimento alle prossime elezioni politiche nazionali”. (Occ. Foglio num. 20). Men che meno la consigliera provinciale del Pd Diana De Marchi, che ha esplicitamente chiesto copia della sentenza “da mostrare a David Gentili”, presidente della commissione consiliare antimafia di Milano.

“Io vedi, ho aiutato a Sedriano a fare… il Sindaco diciamo no… sembrava che all’inizio… se ne sbatteva i coglioni, invece adesso sinceramente, ho chiesto due o tre piaceri, ma non per me, per amici, sinceramente s’è messo a disposizione…” confida ad un amico il presunto boss Eugenio Costantino, considerato vicino alla cosca dei Mancuso (Occ. progr. n. 694 del 13.05.2011, foglio num. 324) Il piano, stando alle carte dell’inchiesta, era quello di affiancare sempre più la figlia, Teresa Costantino, già consigliera comunale a Sedriano, al sindaco Celeste, fino a portarla a prendere il suo posto, nel giro di un paio di tornate elettorali. Mentre Celeste avrebbe dovuto lanciarsi nel panorama della politica nazionale: ”Marco (Scalambra, chirurgo dell’Humanitas e dominus della politica sedrianese, ndr) ci da due- trecentomila euro e lo facciamo eleggere, dov’è il problema – riflette Costantino – E’ questione di soldi, cioè due- trecentomila euro dove è, dove è coso, dove è Peppe… no, me lo voglio ricordare che è importante, Ferraro, Peppe Ferraro ‘il Professore’, e là chiamo le ‘famiglie”’ e gli facciamo avere quattro o cinquemila voti, ed abbiamo risolto il problema” (Occ. Conversazione ambientale n.852, del 31-5-2011, Foglio num.643)

Per il momento siamo solo nel campo delle accuse e il processo che vede imputato, fra gli altri, Alfredo Celeste, è solo all’inizio. Saranno i tribunali a stabilire quanto c’è di vero nelle parole di Eugenio Costantino. Resta il fatto che in attesa di far chiarezza, non sarebbe male “star fermo un giro”. E non sarebbe stato male se qualcuno degli organizzatori della serata si fosse comportato un po’ meno da gentleman e avesse risposto “Grazie no” all’offerta di Celeste. Non perché la sua proposta non fosse buona (lo era sicuramente visto che è stata accolta dal Tar), ma perché fra tante energie positive che si stanno sprigionando in questa battaglia, sicuramente possono arrivare ottimi suggerimenti anche da persone non indagate. E alla consigliera provinciale De Marchi diciamo: lasci perdere. David Gentili conosce a sufficienza la materia, da non avere bisogno dei suggerimenti di un indagato.

via – Il Fatto Quotidiano.