Referendum No Triv

Referendum, l’appello per il SÌ di Scotto: “Votiamo sì per la modernità”

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 Referendum trivelle, dalle Acli un appello per il voto e per il SÌ

«Per il referendum di domenica prossima – ribadisce Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale referendaria – rivolgiamo un duplice appello al corpo elettorale: di recarsi alle urne per partecipare attivamente a questa consultazione democratica; e di votare Sì per fermare le trivelle per l’estrazione di idrocarburi nei mari italiani e per imprimere una svolta al dibattito sulle questioni energetiche ed ambientali in direzione della tutela dell’ambiente, della salvaguardia della vocazione turistica del Paese, dello sviluppo sostenibile, del passaggio alle energie pulite. In caso di vittoria del Sì – conclude Bottalico – non vi sarebbero comunque effetti sull’occupazione in quanto verrebbe meno solo la possibilità di proroga delle concessioni attuali».

Ufficio stampa Acli

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Appello degli scienziati per il SI al referendum

REFERENDUM 17 APRILE  – Perché andiamo a votare e votiamo SI
Insistere oggi con l’estrazione di petrolio e gas rappresenta un danno per il Paese

Il prossimo 22 aprile capi di Stato e di governo convocati dal Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, firmeranno, per renderlo definitivamente operativo, l’Accordo di Parigi, risultato dell’ultima Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione Quadro ONU sui Cambiamenti Climatici tenutasi a Parigi lo scorso dicembre. L’accordo è stato raggiunto all’unanimità da 195 paesi più l’Unione Europea e rappresenta l’avvio definitivo del passaggio dai combustibili fossili (petrolio, carbone, gas responsabili principali del cambiamento climatico oggi in atto) alle energie rinnovabili, all’efficienza e al risparmio energetico e a tutte le straordinarie innovazioni presenti in questo campo nonché allo stimolo scientifico e tecnologico per produrne di nuove. Tutta la comunità scientifica internazionale è consapevole che non si può continuare sulla strada della dipendenza dalle fonti fossili e che l’inazione costituisce il rischio peggiore che non fa che aggravare la situazione attuale. Tutto il mondo deve investire in un nuovo modello energetico e tutti, istituzioni, settore privato e società civile, devono essere attori del cambiamento. In questo quadro non ha alcun senso per un paese come l’Italia insistere con investimenti per continuare con l’estrazione di petrolio e gas, anzi riteniamo che questa azione rappresenti ormai un danno. Innanzitutto perché l’utilizzo delle fonti fossili provoca inevitabilmente l’aggravarsi dei cambiamenti climatici con effetti nefasti sui territori, sulla salute, sulla sicurezza delle popolazioni, e una crescita costante dei costi per riparare ai danni conseguenti. Ma ci sono anche precise ragioni energetiche, economiche, occupazionali, ambientali, etiche e culturali che ci obbligano a sottolineare che è interesse di tutti muoversi con lungimiranza e determinazione verso una società sempre più libera dall’utilizzo dei combustibili fossili.

Le ragioni energetiche.

Il quantitativo di petrolio e di gas naturale fornito al nostro Paese dalle piattaforme entro le 12 miglia non supera rispettivamente lo 0,9% ed il 3% dei consumi nazionali.
Una quantità irrisoria, anche perché il consumo dei combustibili fossili è in continuo calo (- 22% di gas e -33% di petrolio negli ultimi 10 anni), grazie al boom delle fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, eolico, geotermico, biomasse) che hanno già contribuito a cambiare il sistema energetico italiano ed oggi coprono il 40% della domanda elettrica. Questa è la vera risorsa del paese sulla quale investire concretamente e che ci permetterà di ridurre sempre più la dipendenza energetica dall’estero e di fornire un contributo alla lotta ai cambiamenti climatici. La sfida oggi è certamente rappresentata dalla transizione energetica. Per avviarsi su questa strada serve però conoscere i problemi nella loro complessità, conoscere le potenzialità della ricerca e delle nuove tecnologie. Serve ad esempio sapere che già oggi si produce elettricità in Italia con impianti a biogas che garantiscono il 7% dei consumi e che il potenziale per il biometano, che può essere immesso in rete, è in Italia di oltre 8 miliardi di metri cubi: il 13% del fabbisogno nazionale e oltre quattro volte la quantità di gas estratta nelle piattaforme oggetto del referendum.

Le ragioni economiche.

Il successo delle rinnovabili in Italia ha ridotto drasticamente il prezzo dell’energia elettrica, ben prima che i prezzi del petrolio crollassero, portando concorrenza nel mercato, riduzione delle bollette (dove, per sfatare un altro mito, ovvero che le rinnovabili sarebbero pagate care in bolletta, va detto che gli incentivi alle rinnovabili pesano solo per lo 0,3% nel bilancio di una famiglia media italiana), miglioramento della bilancia energetica e aprendo una nuova importantissima filiera industriale. Oggi tutto sta cambiando: le rinnovabili costituiscono il presente ed il futuro dello sviluppo e rappresentano la prima voce di investimento nel mondo, mentre le fonti fossili rappresentano il passato e gli investimenti in questo settore sono crollati e il 35% delle compagnie petrolifere, secondo l’ultimo rapporto della società di consulenza Deloitte, è ad alto rischio di fallimento già a partire dal 2016, con un debito accumulato complessivamente di 150 miliardi di dollari. Inoltre, al contrario di quanto si dice, le estrazioni petrolifere non rappresentano una risorsa significativa per le casse dello Stato, anche perché le società godono di royalties tra le più basse al mondo e franchigie molto vantaggiose.

Le ragioni occupazionali.

Il tema occupazionale è un tema delicato e importante, ma va affrontato senza intenti propagandistici, sapendo che la transizione energetica porterà inevitabilmente a una grande ristrutturazione industriale. Al di là del balletto delle cifre, a cui abbiamo assistito in queste settimane, le stime ufficiali (fonte Isfol) riguardanti l’intero settore di estrazione di petrolio e gas in Italia parlano di 9mila impiegati in tutta Italia e 3mila nelle piattaforme oggetto del referendum. Parliamo di un settore già in crisi da tempo, indipendentemente dal referendum, per la riduzione dei consumi nazionali di gas e petrolio e la mancanza di una seria politica energetica nazionale. Se vince il Sì, le piattaforme non chiuderanno il 18 aprile ma saranno ripristinate le scadenze delle concessioni rilasciate, esattamente come previsto prima della Legge di Stabilità 2016. Lo smantellamento obbligatorio delle piattaforme, inoltre, potrà creare nuova occupazione. Piuttosto, per le politiche volute dagli ultimi governi ed aggravate dal governo Renzi, nel 2015 si sono persi circa 4 mila posti nel solo settore dell’eolico e 10mila in tutto il comparto. L’unico modo per garantire un futuro occupazionale duraturo è quello di investire in innovazione industriale e in una nuova politica energetica. Tutte le previsioni parlano di un settore delle rinnovabili in espansione, che in Italia potrebbe generare almeno 100mila posti di lavoro al 2030, cioè circa il triplo di quanto occupa oggi Fiat Auto in Italia.

Le ragioni ambientali.

Le attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi possono avere un impatto rilevante sull’ecosistema marino e costiero. L’attività stessa delle piattaforme può rilasciare sostanze chimiche inquinanti e pericolose, come olii, greggio (nel caso di estrazione di petrolio), metalli pesanti o altre sostanze contaminanti (anche nel caso di estrazione di gas), con gravi conseguenze sull’ambiente circostante. Va poi considerato che i mari italiani sono mari “chiusi” e un eventuale incidente sarebbe fonte di danni incalcolabili. Inoltre la ricerca di gas e petrolio, che utilizza la tecnica dell’airgun, può incidere in particolar modo sulla fauna marina e su attività produttive come la pesca. Infine da non sottovalutare è il fenomeno della subsidenza nell’Alto Adriatico, per il quale l’estrazione di gas sotto costa resta il principale contributo antropico che causa la perdita di volume del sedimento nel sottosuolo generando un abbassamento della superfice topografica, che accresce l’impatto delle mareggiate e delle piene fluviali e l’erosione costiera, con perdita di spiaggia ed effetto negativo sulle attività turistiche rivierasche.

Le ragioni etiche e culturali

Invitare all’astensione in una consultazione democratica è sempre un atto di irresponsabilità civile e politica, che non può che aggravare la grande malattia delle democrazie contemporanee: l’astensione dilagante. Inoltre questo referendum, al di là del significato letterale del quesito, e del rapporto con i ricorrenti fenomeni di corruzione, che sono emersi di nuovo in questi giorni, chiede di assumerci una personale responsabilità per il futuro del nostro paese sul fronte dei cambiamenti climatici e del futuro di noi tutti : la produzione di idrocarburi ci fa rimanere legati a un sistema energetico ormai obsoleto che causa l’alterazione delle dinamiche del sistema climatico . Un problema su cui il nostro governo ha un atteggiamento schizofrenico, perché da un lato sottoscrive accordi internazionali e si impegna a perseguire le politiche Europee sulla transizione energetica, dall’altro, però, continua a sostenere, sul fronte interno, le lobby delle società petrolifere boicottando le rinnovabili e favorendo le trivellazioni.

Per tutte queste ragioni il voto del 17 aprile ha un significato importantissimo: siamo chiamati a dire se vogliamo continuare una politica energetica basata sugli idrocarburi e legata al passato o se vogliamo che l’Italia si incammini senza incertezze lungo la strada della transizione energetica alle rinnovabili. Votiamo sì perché vogliamo che il governo intraprenda con decisione la strada della transizione energetica per favorire la ricerca e la diffusione di tecnologie e fonti energetiche che ci liberino dalla dipendenza dai combustibili fossili.

Gianni Silvestrini, Direttore scientifico Kyoto Club

Luca Mercalli, Presidente Società Italiana di Meteorologia Flavia Marzano, Professore Metodologie e tecniche della ricerca sociale alla Link Campus University

Giorgio Parisi, Professore ordinario di teorie quantistiche all’Università Sapienza di Roma

Vincenzo Balzani, Professore emerito dell’Università di Bologna e Accademico dei Lincei

Mario Tozzi, geologo, Primo ricercatore CNR

Enzo Boschi, già Presidente Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (INGV) e professore Geofisica della Terra Università di Bologna

Marcello Buiatti, già Professore di Genetica Università di Firenze

Stefano Caserini, Professore mitigazione del cambiamento climatico, Politecnico di Milano, Coordinatore Climalteranti.it

Nicola Armaroli, Chimico, Dirigente di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche

Giuseppe Barbera, Professore ordinario di Colture Arboree all’Università degli Studi di Palermo Massimo Bastiani, Coordinatore Tavolo Nazionale Contratti di Fiume

Alberto Bellini, Professore associato presso Università degli studi di Bologna

Giorgio Bignami, già Direttore Laboratorio Fisiopatologia di organo e di sistema, Istituto Superiore Sanità

Ferdinando Boero, Professore ordinario di Zoologia e Biologia Marina all’Università del Salento

Raffaele Boni, DVM PhD Department of Sciences Università della Basilicata

Federico Butera, Professore ordinario di Fisica presso il Politecnico di Milano

Gemma Calamandrei, Biologa, Primo ricercatore, Istituto Superiore di Sanità

Donatella Caserta Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia Università di Roma Sapienza Sergio Castellari, Ricercatore, Risk Assessment and Adaptation Strategies, Centro EuroMediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC)

Mauro Ceruti, Professore ordinario di Filosofia della scienza, IULM Carmela Cornacchia, Ricercatore CNR Annalisa Corrado, Ingegnere energetico

Pier Luigi Cristinziano, Ricercatore, Università degli studi della Basilicata

Mariateresa Crosta, INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino

Mario Cucinella, Architetto e designer

Antonio Di Natale, Segretario Fondazione Acquario di Genova

Paolo Fanti, Professore Associato, Dipartimento di Scienze – Università della Basilicata

Marco Frey, Professore ordinario di economia e gestione delle imprese presso la Scuola Superiore di studi universitari e di perfezionamento S. Anna di Pisa

Mario Gamberale, Ingegnere energetico

Beppe Gamba, Esperto sviluppo sostenibile

Marino Gatto, Professore ordinario di Ecologia al Politecnico di Milano

Gianvito Graziano, Geologo

Maurizio Lazzari, Ricercatore CNR

Mario Malinconico, Ricercatore CNR, Istituto Polimeri compositi e Biomateriali, Chair XXI Conferenza Internazionale sulla gestione dei rifiuti solidi urbani (Roma, 2016)

Eleonora Barbieri Masini, Professore emerito Facoltà di Scienze Sociali Università Gregoriana Andrea Masullo, Direttore Scientifico di Greenaccord

Gianni Mattioli, Fisico

Massimo Moscarini, già Direttore Dipartimento Materno e Infantile Università La Sapienza Roma Beniamino Murgante, Professore associato Università degli studi Basilicata

Gabriele Nolè, Ricercatore TD, Imaa CNR

Angela Ostuni, Ricercatrice, Università degli Studi della Basilicata

Franco Pedrotti, Professore emerito dell’Università di Camerino

Valentino Piana, Direttore dell’Economics Web Institute

Sandro Polci, Sociologo

Francesco Ripullone, , Prof associato, Scuola di Scienze Agrarie, Forestali Alimentari ed Ambientali, Università degli Studi della Basilicata

Gianluca Ruggieri, Ricercatore Università dell’Insubria

Valerio Sbordoni, Professore ordinario di Zoologia Università Tor Vergata Roma

Massimo Scalia, Fisico

Angelo Tartaglia, Professore Fisica generale Politecnico di Torino

Valerio Tramutoli, Professore associato di Fisica del Sistema Terra e del Mezzo Circumterrestre presso la Scuola di Ingegneria della Università della Basilicata – Potenza

Sergio Ulgiati, Professore Analisi ciclo di vita Università degli Studi Parthenope di Napoli

Boris Zobel, Psicopedagogista

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Le nostre piazze per il SI

 

Sinistra Italiana si mobilita contro le trivellazioni nel nostro mare. Aggiornamento

Il 17 aprile SI Vota Si.

Calendario degli appuntamenti:

  • Venerdì 8 aprile, dalle 7,00 alle 9,00, volantinaggio alla stazione di Magenta

Inoltre Sinistra Italiana aderisce alle giornate di mobilitazione nazionale:

  • Sabato 9 aprile, mattina e pomeriggio, ad Abbiategrasso (nell’ambito del Comitato No Triv Abbiatense)
  • Sabato 9 aprile, a Magenta, pomeriggio, Piazza Liberazione (con PRC e PdCI)
  • Domenica 10 aprile, di mattina ad Albairate (nell’ambito del Comitato No Triv Abbiatense)
  • Domenica 10 aprile, dalle 9,30 alle 12,30, a Corbetta, Piazza del Popolo (nell’ambito di Sinistra per Corbetta)

SEL Est Ticino – Sinistra Italiana invita ad andare a votare, domenica 17 aprile, e a votare SI.

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Domenica 3 aprile 2016: presidio di Sinistra Italiana in piazza Italia a Vittuone

8-9-10 APRILE – MOBILITAZIONE IN TUTT’ITALIA

1000 PIAZZE, UN MARE DI SI

 

Care e cari,

l’8-9-10 aprile, nel fine settimana precedente il voto del 17 aprile, ci mobiliteremo in ogni angolo d’Italia per invitare a recarsi al voto e votare SI. L’ultima settimana sarà determinante per raggiungere il quorum e vincere. Dobbiamo portare a votare non meno di 25 milioni di italiani/e.

Siamo sicuri che supereremo i mille luoghi: dovremo riuscire a far parlare del referendum sui mass media nazionali e su tutte le testate locali. Mettiamoci tutta la creatività di cui siamo capaci: flash mob, feste e balli in piazza (BALLO del SI con la musica che preferite), orchestrine alle fermate dei mezzi pubblici, banchetti, comizi, blitz pacifici, catene umane, girotondi, …

Andremo a fare volantinaggio e informare sul Referendum contro le Trivelle nelle periferie, nei mercati, nei centri commerciali, nei centri anziani, nelle università, davanti le scuole superiori e le parrocchie … insomma nei luoghi più frequentati.

Faremo tante cose diverse ma vi proponiamo, per dare unitarietà alle 3 giornate di mobilitazione, di affiancare il logo VOTA SI scaricabile dal link http://www.fermaletrivelle.it/immagini-da-scaricare/ e di indossare qualcosa di blu, azzurro (foulard, maglietta, cappellino,..) oppure tingersi la faccia di azzurro. Un simbolo per richiamare le tante e le belle sfumature del mare e del popolo del SI. Un simbolo che possa essere condiviso anche sui social dalle persone che in quei giorni non potranno essere con noi.

Avremo una mappa interattiva di tutti gli eventi in vista del 17 aprile che sarà pubblicata sul sito www.fermaletrivelle.it e su www.lifegate.it. Le info che ci servono sono:

Comune dell’evento, Provincia, Regione, Indirizzo dell’appuntamento, Orario, Evento, Breve descrizione dell’evento, Organizzato da (comitato/ nome associazione/gruppo musicale, etc.), Link di approfondimento (pagina web/evento su facebook), E-mail di contatto.

Comunicateci le vostre iniziative scrivendo a eventi@fermaletrivelle.it mettendo nell’oggetto: 1000 PIAZZE – UN MARE DI SI. Raccomandiamo la precisione delle info, sarà utile per diffondere le iniziative.

Le foto delle varie iniziative mandatele sempre a eventi@fermaletrivelle.it.

Per l’8-9-10 prevediamo anche una mobilitazione on line:

  1. Twitter Storm dalle 12,30 alle 13,30 dei giorni 8-9-10 aprile. Vi saranno mandate le indicazioni con specifiche mail per riuscire a stare nei trend topic di Twitter. Saranno usati @fermaletrivelle #MarediSI #StopTrivelle

  2. Stiamo chiedendo a 100 blogger/giornalisti che scrivono su testate online di mettere come sottotitolo ai loro articoli su qualsiasi argomento “Per fermare le trivelle, al referendum del 17 aprile VOTA SI'”. Fateci avere la loro adesione a blogger@fermaletrivelle.it mettendo nell’oggetto 100 blogger

Se, come speriamo e crediamo, le iniziative saranno ben più di mille avremo una marea di volontari che ci permetterà di mettere sotto i riflettori in tutt’Italia il nostro Referendum, abbattendo il muro della disinformazione.

Conserviamoci però un po’ di energie per la volata finale fino al 15-17 aprile

È una sfida che tutti insieme possiamo vincere!

La Segreteria del Comitato Nazionale “Vota Si per fermare le trivelle”

Maria, Maurizio, Monica, Raniero, Rita, Stefano

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Sabato 2 aprile 2016: presidio di Sinistra Italiana al mercato di Sedriano

Sinistra Italiana si mobilita contro le trivellazioni nel nostro mare.

Il 17 aprile SI Vota Si.

Calendario degli appuntamenti:

  • Sabato 2 aprile, dalle 8,00 alle 13,00, piazza del mercato, Sedriano (nell’occasione si potrà aderire a Sinistra Italiana)
  • Domenica 3 aprile, dalle 8,00 alle 13,00, piazza Italia, Vittuone (nell’occasione si potrà aderire a Sinistra Italiana)

Inoltre Sinistra Italiana aderisce alle giornate di mobilitazione nazionale:

  • Sabato 9 aprile, mattina e pomeriggio, ad Abbiategrasso (nell’ambito del Comitato No Triv Abbiatense)
  • Domenica 10 aprile, di mattina ad Albairate (nell’ambito del Comitato No Triv Abbiatense)
  • Domenica 10 aprile, dalle 9,00 alle 12,00, a Corbetta (nell’ambito di Sinistra per Corbetta)
  • E’ in via di definizione un presidio anche a Magenta.

SEL Est Ticino – Sinistra Italiana invita ad andare a votare, domenica 17 aprile, e a votare SI.

2 aprile 2016 - Presidio No Trivelle a Sedriano

Il 17 aprile saremo chiamati ad esprimere il nostro voto sul referendum relativo alle trivelle. Non c’è stato naturalmente il tempo per sottoporre al Comitato Nazionale una decisione in proposito e il Comitato, già fissato per il 13 aprile, sarà troppo vicino alla data delle consultazioni.
Possiamo tuttavia fare qualche riflessione, più che sul merito, sulla sostanza della questione. Si chiedeva di abrogare la norma che permette alle attuali concessioni di ricercare ed estrarre petrolio entro le 12 miglia dalla costa. Gli originali quesiti sono stati falcidiati, residuando un solo quesito, giudicato ammissibile dalla Corte Costituzionale. E’ dunque su quest’ultimo che dovremo esprimerci, sapendo che si tratta di incidere su una disposizione che, seppure in qualche modo residuale rispetto a tutto il resto, è ugualmente assai importante, nel senso che si tratta di esprimersi sul punto se alla scadenza delle concessioni le trivelle dovranno fermarsi oppure esse potranno proseguire fino all’esaurimento del giacimento. Un quesito, dunque, di importanza rilevante. Ma prima ancora di entrare nel merito e decidere come votare, c’è il problema – essenziale – della partecipazione al voto.
Sotto questo profilo, è chiaro che non si possa consentire il fallimento del referendum, anche solo per la scarsa partecipazione dei cittadini. Il fallimento, foss’anche determinato da questo solo motivo, rischierebbe di danneggiare il referendum sulla riforma del Senato e sulla legge elettorale, consentendo a chi non ha interesse a questa forma di partecipazione popolare, di sostenere che i cittadini non sono interessati ai referendum, non hanno desiderio di votare e così via. Noi ci stiamo mobilitando, con tanti altri, per votare “NO” al futuro referendum sulla legge di riforma del Senato e per votare “SI” ai due quesiti che mirano ad eliminare le parti più pericolose e dannose della nuova legge elettorale. Dobbiamo convincere le cittadine e i cittadini, non solo della bontà delle nostre ragioni, ma anche della necessità di partecipare, esercitando così un potere attribuito al popolo proprio dalla nostra Costituzione.

Tutto ciò che può danneggiare la nostra campagna referendaria, va eliminato, prima di tutto partecipando al referendum già in atto, quello – appunto – sulle trivelle.
Ma voglio aggiungere qualcosa di più. Non posso dire come si dovrebbe votare, perché non c’è stato, come ho detto, un pronunciamento del Comitato Nazionale. Posso però dire, almeno, quello che penso io, liberi poi tutti di seguire il mio esempio o meno. Faccio un ragionamento estremamente semplice: questo referendum è stato chiesto da ben nove Regioni, anche con diverse coalizioni politiche. Possibile mai che ben nove Regioni agiscano d’impulso e senza oggettive ragioni, tali da unirle in un proposito unico (promuovere un referendum) anche se la loro direzione politica è diversa? Per me, che credo nella importanza di ogni manifestazione di volontà democratica, questo argomento è decisivo, al di là di ogni questione di merito. Del resto, se il Governo ha cercato di intervenire per vanificare il referendum, prima in via normativa e poi con la decisione di “promuovere” l’astensione, vuol dire, quantomeno, che questo referendum non è inutile e che esistono buone ragioni di fondo per partecipare.
Ci saranno, ovviamente, mille ragioni di merito, per decidere consapevolmente. Ognuno può rendersene conto, leggendo le pagine che un quotidiano nazionale (“la Repubblica” di domenica 20 marzo, pag. 16), prospetta su ognuna delle questioni che si pongono, le ragioni del “SI” (al quesito) e le ragioni del “NO”.
Per me, quella lettura è decisiva per convincersi della bontà delle ragioni dei sostenitori del referendum. Queste considerazioni, unite a quelle più generali cui ho accennato in precedenza, mi porteranno al seggio, il 17 aprile, prima di tutto per partecipare e poi per rispondere “SI” al quesito.
Si tratta, per le ragioni che ho esposto, di una semplice opinione che non vincola nessuno, né potrebbe farlo. E’ soltanto l’espressione di un convincimento, mi pare, sufficientemente motivato. Dopo di che, ognuno si regoli come ritiene giusto, ma partecipi al voto.

Carlo Smuraglia
Presidente Nazionale ANPI

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Domande Frequenti

  • In caso di vittoria del SI, circa settemila lavoratori impiegati nel settore perderebbero il
    posto di lavoro?
    Non e’ vero. Un’eventuale vittoria del “SI” non porterebbe alla perdida di alcun posto di lavoro. Un esito positivo del referendum non farebbe cessare immediatamente, ma solo progressivamente, alla naturale scadenza, ogni attività petrolifera in corso. Prima che il parlamento introducesse la norma sulla quale gli italiani sono chiamati alle urne il prossimo 17 aprile, le concessioni per estrarre avevano normalmente una durata di trenta anni (più altri venti, al massimo, di proroga). E questo ogni società petrolifera lo sapeva al momento del rilascio della concessione. Oggi, di fatto, non è più così: se una società petrolifera ha ottenuto una concessione nel 1996 può – in virtù di quella norma – estrarre fino a quando lo desideri. Se, invece, al referendum vincerà il “SI”, la società petrolifera che ha ottenuto una concessione nel 1996 potrà estrarre per dieci anni ancora e basta, e cioè fino al 2026. Dopodiché quello specifico tratto di mare interessato dall’estrazione sarà libero per sempre. Il lavoro previsto e’ garantito: il punto e’ che quello petrolifero e’ un settore in ginocchio e non ha futuro, mentre le energie rinnovabili, dati alla mano, possono portare (con una chiara politica energetica in questo senso) piu’ di 800.000 nuovi posti di lavoro.

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L’invito all’astensione del PD è antidemocratico e delegittima un importante istituto di democrazia diretta come il referendum, che permette ai cittadini di poter esprimere la propria opinione.
E’ una posizione gravissima espressa dai vertici di un partito che ha completamente smarrito la propria identità e che definisce inutile il referendum del 17 aprile. Evidentemente il PD ha smarrito anche la memoria, oltre che la faccia, dimenticandosi che in passato molti dei suoi esponenti gridavano allo scandalo di fronte ad analoghi inviti a disertare le urne.